Salento, tumori in aumento per colpa dell’inquinamento ambientale
Salento tumori in aumento per inquinamento ambientale

Quando si pensa alla correlazione tra inquinamento e tumori, il pensiero va subito ad un’area ben circoscritta: è infatti nella Terra dei fuochi che ci si ammala di più di tumore rispetto al resto del Sud e si muore di più rispetto a tutta Italia. Al confronto con il Mezzogiorno, il tasso complessivo di incidenza di tutti i carcinomi maligni nell’Asl 3 Napoli Sud arriva a essere più alto del 46% per gli uomini e del 21% in più per le donne.

Del resto in queste zone la presenza di metalli tossici nei suoli, di arsenico, cadmio, vanadio e zinco è spesso ben oltre i limiti d’intervento fissati dal Dlgs 152/2016. Ma purtroppo quest’area non è l’unica del sud Italia che deve fare i conti con numeri che fanno paura.

Una curva rossa nel grafico presentato dalla Lilt dimostra ciò che si sapeva, e si temeva, da anni: la Provincia di Lecce, da isola felice, ha fatto un salto in alto sulla linea delle patologie tumorali.

La crescita in 14 anni, a partire dai ridenti ’90, è stata tale da allineare il territorio alla media nazionale. E, di fatto, si è esaurita quella differenza virtuosa nei confronti del Nord del Paese.

Mentre sembra essersi finalmente invertito il trend della mortalità per tumore del polmone maschile e per tumore della vescica, cresce in maniera drammatica la mortalità per cancro in generale e, in particolare, per quello al seno, specialmente nelle giovani donne.

Al fine di ricercare le cause ambientali verosimilmente responsabili di una così grave situazione epidemiologica, e poterle poi rimuovere per ridurre l’incidenza, la Lilt di Lecce ha promosso il progetto di ricerca Geneo (Sistemi di valutazione delle correlazioni tra Genotossicità dei suoli e Neoplasie in aree a rischio per la salute umana), in partenariato con l’Università del Salento, la Provincia di Lecce e la ASL di Lecce.

E dall’analisi di campioni di terra prelevati dai suoli di 32 Comuni del Salento, raccolti in 9 aree ad alto, intermedio e basso rischio oncologico, sono stati rilevati dati concernenti le caratteristiche pedologiche di base, la radioattività e poi i metalli pesanti, gli IPA, le diossine, i furani, i PCB, i pesticidi e le caratteristiche di biotossicità e genotossicità (metallotionine, acetilcolinesterasi, test dei micronuclei, ecc.).

Salento, tumori in aumento per colpa dell’inquinamento ambientale

tumori in aumento per inquinamento ambientale

Più nello specifico, nei suoli presi a campione, è stata trovata una presenza significativa di alcuni contaminanti (Arsenico e Berillio) e, in misura minore, del Vanadio. Metalli pesanti, quindi, che rivelano uno stato di contaminazione che non è compatibile con le aree verdi prese a campione. Per quanto riguarda l’Arsenico e le sue possibili sorgenti, i ricercatori spiegano che la ricerca dei pesticidi è risultata negativa.

L’analisi delle diossine, furani e Pcb (i cui livelli sono nei limiti di legge), suggerisce possibili sorgenti di contaminazione che dovranno essere oggetto di ulteriori approfondimenti.

I risultati, per quanto ancora parziali, sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta presso Palazzo Adorno a Lecce alla presenza, tra gli altri, del presidente della Provincia, Antonio Gabellone, del direttore del dipartimento di Prevenzione della Asl di Lecce, Giovanni De Filippis, del docente dell’Università del Salento, Angelo Corallo, del responsabile dello sviluppo Dss, Antonio Calisi, del responsabile di Ecotossicologia, Antonio Calisi, dell’oncologo Giuseppe Serravezza.

Tra i paesi ad alto rischio troviamo Zollino, Caprarica di Lecce, Calimera, Martignano, Castrì di Lecce, Sannicola e Tuglie, Sogliano Cavour, Cutrofiano, Melpignano, Maglie, Galatina, Giuggianello, Minervino di Lecce, Sanarica, Nociglia, Botrugno, Diso, Santa Cesarea Terme, Ortelle, Morciano di Leuca, Patù, Salve, Castrignano del Capo, Gagliano del Capo.

I risultati nel complesso non sono allarmanti, ma “essere posizionati sotto la soglia non vuol dire sentirsi tranquilli”, commentano i responsabili Lilt che premono per proseguire nella ricerca scientifica così da monitorare la situazione.

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