Irpef, i rimborsi quando arrivano: una pratica informativa.
C’era che diceva che pagare le tasse è bello, e c’è chi dice che non bisogna pagarle per niente. Poi c’è chi dice che bisogna pagarle, ma molto di meno. Fatto sta che, ammettiamolo, non siamo un Paese di grandi pagatori, almeno stando alle statistiche.
Di tasse ne abbiamo troppe e mal distribuite, però è pur vero che a volte si prendono a pretesto questo e altri motivi per non pagarle o per pagarle molto meno del dovuto. Tutto ciò è tollerato in tempi di normalità economica o quasi; diviene un grosso problema quando c’è crisi. Allora cominciano a chiudere aziende, perché vessate, tartassate dall’eccessiva tassazione, e si cominciano a licenziare le persone.
Si assume di meno, e si cercano, le poche volte che si assume qualche persona, quei contratti che possono far spendere di meno all’imprenditore, ma che, come contropartita, naturalmente precarizzano fino all’inverosimile la condizione del lavoratore. Dura legge del mercato, e soprattutto dura legge della crisi. Vediamo se col nuovo governo cambierà qualcosa e in che termini.
Siamo fiduciosi ma non troppo, sapendo che, chiunque vada al Governo, in fin dei conti siamo Italiani e il nostro tratto caratteristico, millenario e antropologico, non è mai stato il rispetto certosino delle regole, qualunque sia la regola, e da qualsiasi parte promani. Prima ancora di applicarla, pensiamo a come cambiarla, e spesso a come non applicarla. L’applicazione diviene un optional: siamo sempre in cerca delle riforme, questo mantra infinito, specialmente quando c’è da applicare qualcosa di dovuto ma che non ci piace.
Fortunatamente le tasse, oltre a pagarle, vengono anche rimborsate nel momento in cui paghiamo di più. Si tratta della ben nota Irpef. In generale si può dire che il contribuente, quando fa la dichiarazione dei redditi, ha diritto a detrarre alcune spese; se queste spese risultano maggiori di quel che è dovuto, ecco che si crea un credito del quale lo Stato non può non tener conto. Le spese possono anche riguardare familiari a carico.
L’eventuale credito derivante dalla dichiarazione, può essere utilizzato o per compensare altre tasse o tributi, oppure può essere richiesto in forma di rimborso Irpef da presentare all’Agenzia delle Entrate. Detta così, la cosa più conveniente potrebbe sembrare comunque quella della richiesta in soldi, tramite accredito in busta paga o sull’assegno della pensione. Ma i tempi quali sono? I rimborsi Irpef che derivano dal modello 730/2018, dovrebbero essere accreditati con le seguenti modalità e tempistiche.
Riguardo al rimborso 730/2018 per lavori dipendenti e assimilati, il rimborso avviene sulla busta paga del mese di luglio del medesimo anno in cui viene presentata la dichiarazione dei redditi stessa. Per quel che riguarda i pensionati, invece, l’accredito dovrebbe avvenire il mese di agosto. Tuttavia ci potrebbero essere dei ritardi.
Ad esempio, ci può essere un ritardo, da parte dell’Agenzia delle Entrate, nell’emanare il decreto che fissa i cosiddetti elementi di incoerenza, al fine della valutazione del rimborso Irpef. Questo prescinde dall’entità del credito. Oppure, si può verificare un ritardo nella decisione di introdurre modifiche o integrazioni al modello 730 precompilato 2018.
E poi, naturalmente, fra le varie ed eventuali, ci possono essere anche altre motivazioni: ribadiamo che non siamo nel Paese delle certezze. Diciamo che questi elementi possono portare a un ritardo massimo stimato di sei mesi della scadenza prevista per la presentazione del modello 730. Male che vada, dovrebbe essere intorno a gennaio-febbraio 2019.
La cosa migliore, in questi casi, è tenerci costantemente in contatto con un Caf o col nostro commercialista di fiducia, i quali sapranno dipanare correttamente quella miriade di norme, leggi, circolari, che avvolgono la materia fiscale. C’è bisogno di una grande semplificazione, indubbiamente e a prescindere.