Lavoro, in Italia una situazione fatta di alti e bassi
Lavoro in Italia una situazione fatta di alti e bassi

Era l’ottobre del 2016 quando in Italia si è iniziato a registrare una lieve crescita degli occupati. Nello specifico, come illustra una ricerca pubblicata su Jobberone, ad aumentare erano stati soprattutto i lavoratori con più di 35 anni di età in particolare gli over 50.

Oggi, a distanza di poco di due anni, si può dire che la situazione è senza alcun dubbio migliorata sotto alcuni aspetti, ma molto più lentamente che in altri Paesi. A dirlo è in primis il rapporto annuale sull’occupazione stilato dall’Ocse. La fotografia quindi resta notevolmente tendente al grigio. A preoccupare infatti è il lavoro giovanile. Nel 2016 la disoccupazione giovanile presentava uno dei livelli più alti d’Europa:36,4%. Ora la situazione è tutt’altro che cambiata. Il Belpaese è ancora l’ultima ruota del carro del Vecchio Continente. Eppur qualcosa si muove, verrebbe da dire.

Circa due anni ciò che colpiva era l’aumento dei licenziamenti. Una crescita che poteva essere ricondotta in maniera molto semplice a una sorta di effetto “sostituzione”. Infatti era stato notato che le dimissioni volontarie erano diminuite tanto quanto i licenziamenti erano aumentati. Insomma, un vero e proprio circolo vizioso ed effetto catena. Al giorno d’oggi a destare clamore è l’insicurezza sul lavoro, derivante, sempre secondo quanto rivelato dall’Ocse, dall’alta disoccupazione e dai contratti a termine. In Italia è dunque davvero molto elevata la probabilità di perdere la propria occupazione e di restare così senza reddito. Ad aumentare è persino lo stress. Con quest’ultimo si va a indicare il dover faticare molto con poche risorse a disposizione. Insomma, come detto, la situazione rimane tendenzialmente abbastanza critica e difficile.

Nel 2016 l’Ocse faceva notare come la leggera ripresa del mercato del lavoro risultava distribuita in maniera diseguale tra le generazioni. Ciò accadeva perché lavoratori più anziani e con più esperienza continuavano a essere i più ricercati e i più richiesti. Ed è per questo motivo che la disoccupazione giovanile era destinata a non calare. Insomma, una sorta di scompenso generazionale. Nel 2018 le raccomandazioni sono più o meno molto simili. La strategia più importante deve però partire e basarsi sugli investimenti. È necessario poi riorganizzare i centri d’impiego e favorire il cosiddetto reinserimento lavorativo. Un’altra problematica tutta italiana è però quella riguardante il sussidio di disoccupazione, percepito da una percentuale fin troppo bassa. Ed è per questo che è di vitale importanza anche una riforma degli ammortizzatori sociali. Consigli e ipotesi. Tutto andrà messo in pratica. Altrimenti una rinascita sarebbe a dir poco complicata.

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