Prostata, questa sconosciuta! Circa la metà degli uomini europei è convinta che sia un organo femminile.
C’è un problema grosso come una casa, un problema che riguarda la conoscenza. Erroneamente molti di noi pensano che con la tecnologia possiamo supplire a molte carenze cognitive, e che di conseguenza non sia poi così fondamentale imparare le basi di ogni disciplina.
Insomma, a che serve la scuola, imparare a memoria alcune o molte cose, nel momento in cui con un qualsiasi motore di ricerca in tempo più o meno reale, possiamo avere accesso a una quantità infinita di informazioni, nonché risposta a pressoché ogni domanda?
Già, a cosa serve? Serve probabilmente ad avere metodo, ad allenate il cervello, a mettere in relazione argomenti e situazioni, a confrontare il nostro sapere con quello degli altri; la qual cosa vuol dire sempre e comunque una crescita cognitiva e intellettuale. Ma non siamo sicuri che molti di noi credano a queste cose.
Imparare sta divenendo sempre più un orpello, e tendiamo a demandare il più possibile brandelli di conoscenza, a un computer, a un tablet, a un cellulare, a una videoconferenza. Se guardiamo uno degli innumerevoli giochi a premi che quotidianamente ci propinano in Tv, d’altro canto, non possiamo non notare certi sfondoni, certe risposte assurde che vengono date anche a domande estremamente banali. Come se determinate persone vivessero in un altro mondo fatto di argomenti totalmente diversi. Buchi abnormi, madornali, in geografia, assurdità e non conoscenza degli eventi più banali e fondamentali della storia, ad esempio.
Tutto questo fa parte della cultura di base, della cultura generale di una persona. Come se nella scuola negli ultimi anni vi fosse stata, e vi sia attualmente, una profonda difficoltà a insegnare, e quindi a far imparare le nozioni di base di qualsiasi disciplina; ma, diremmo, le nozioni di base del vivere civile, quelle che ci fanno discorrere con gli altri con una certa tranquillità; quelle che ci permettono di affrontare serenamente certe situazioni che capitano quotidianamente nel corso della nostra vita.
Probabilmente sta cambiando qualcosa profondamente, ma non c’è dubbio che si tratta non solo di ignoranza, di una neoignoranza, quanto di una aridità intellettuale di notevole livello. In fondo, l’ignoranza vera non sta nel non sapere, ma non essere interessati a “sapere“. Con tutte le conseguenze del caso. In cosa si concreta questa non conoscenza in termini di anatomia? In qualcosa di veramente desolante, come nel fatto di non sapere che la prostata è un organo esclusivamente maschile.
Uno studio presentato a Riccione al Congresso della Società Italiana di Urologia ha confermato proprio questo dato desolante: il 54% dei maschi europei ignora di avere la prostata; ma non solo, pensa che sia un organo femminile. Il 27% delle persone non sa nemmeno lontanamente dove si trovi la prostata all’interno del corpo.
L’indagine è stata effettuata su un campione di 2.500 uomini appartenenti a cinque nazioni diverse: Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito. Questo vuol dire non solo ignoranza fine a se stessa, bensì anche una certa trascuratezza e una scarsa consapevolezza. Infatti, il 27% degli intervistati non sa che potrebbe anche ammalarsi di tumore. Non sapere nemmeno che cos’è e dove si trova la prostata, può portare a un ritardo diagnostico, sia per le patologie benigne che per quelle maligne della prostata.
Il dottor Walter Artibani, Direttore del Dipartimento di Urologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria (AOU) di Verona, spiega: “Avere coscienza dei sintomi è il fattore chiave per la diagnosi precoce; ad esempio, un numero sensibile di morti nei tumori maschili, si verifica proprio perché la maggior parte degli uomini non affronta precocemente le proprie condizioni di salute”.