Vaccini, in molte Regioni italiane non c’è copertura
Vaccini in molte Regioni italiane non ce copertura

In molte Regioni italiane non c’è sufficiente copertura per i vaccini

La parola d’ordine di questi ultimi anni in Italia è regressione. Regressione culturale, politica, intellettuale e soprattutto scientifica. Pare davvero di essere tornati al Medioevo: non è un’esagerazione.

Quando cercano di convincerci che scie chimiche, fenomeni assolutamente naturali, sono il prodotto di chissà quale macchinazione bellica, da una parte c’è da mettersi le mani nei capelli, dall’altra c’è da preoccuparsi seriamente. Così come quando ci spiegano che l’uomo sulla Luna non c’è mai stato e che le Torri Gemelle non sono mai implose.

Oppure quando ci consigliano caldamente di immunizzare i nostri bambini, mandandoli dalla zia a prendere le malattie. Medioevo puro, regressione netta, non c’è dubbio. E poi continuano sostenendo, senza uno straccio di documentazione attendibile (che non sia quella del ciarlatano di turno) proponendo la tesi delle vaccinazioni non solo che non servono a nulla, ma addirittura provocano l’autismo.

Ma forse l’unica cosa sulla quale dovremmo stupirci davvero, è che ancora non sia intervenuta la magistratura. Non stiamo parlando della salute delle singole persone, stiamo parlando della salute pubblica, della salute di tutti. In questa maniera totalmente irresponsabile, si mettono a repentaglio la salute e la vita delle persone.

No Vax equivale a irresponsabilità. Mandare o tentare di mandare a scuola un bambino senza averlo vaccinato è un atto di grave irresponsabilità.

Specialmente nei confronti di coloro che hanno la salute cagionevole, o che magari sono immunodepressi. Non solo, ma c’è anche il rischio di contagio, di epidemie. Leggiamo spesso nei cartelli dei NoVax: “Mio figlio è sano”.

Non ci importa di sapere se è sano un bambino, ci importa di garantire che siano sani tutti o quasi con un’adeguata opera di prevenzione. I vaccini servono a questo, non solo a rendere immune un singolo bambino.

È un problema di convivenza civile, all’interno di un contesto sociale nel quale lo Stato ha il dovere costituzionale di garantire a tutti la salute. Chi non è d’accordo, tenuto conto dei limiti e delle regole previste dalla legge, è fuori dal contesto sociale e civile, non è un buon cittadino. Su questioni così importanti lo Stato non può ammettere deroghe, deve intervenire in maniera decisa.

Ma purtroppo in molte Regioni la copertura è ancora insufficiente. Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, avverte:

“Ci sono seri rischi che, se si abbassa la guardia, possano ritornare in Italia malattie ancora più gravi del morbillo e della difterite. Un rischio da evitare, ma che corriamo poiché la mappa vaccinale del nostro Paese registra in quasi tutte le regioni una copertura inferiore al 95%. Soglia sotto la quale non scatta l’immunità di gregge, la protezione dei soggetti deboli che non possono vaccinarsi”.

Dal canto suo, Roberto Burioni, immunologo, denuncia: “Dal 2006 in Italia la profilassi è in costante calo, la copertura non è da Paese sviluppato. Nel 2016 la percentuale di vaccinazioni contro il morbillo è stata inferiore al Ghana e alla Sierra Leone.

Dal 1996 in Messico non si registrano casi autoctoni di morbillo, di recente si sono avute tre infezioni, tutti pazienti italiani. Da noi solo il Lazio (con il 95,34% di profilassi contro questa malattia esantematica) supera il livello di sicurezza, le altre regioni sono attorno al 90%, ma ci sono aree pervicacemente no vax.

La peggiore, incredibile, è la provincia di Bolzano, dove peraltro la sanità è ben organizzata”.

Insomma, la lotta è fra la scienza e l’antiscienza, fra la coscienza e l’ignoranza, fra il metodo e la superficialità, fra la propaganda di bassa lega e la razionalità, fra l’ideologia e la laicità. Ne prendano coscienza tutti: qualora reputati necessari, i vaccini vanno fatti, non solo per nostro figlio: per tutti.

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