Dopo le ultime elezioni è salito al potere il “Governo del Cambiamento”, così denominato dai suoi stessi protagonisti, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, leader rispettivamente di Lega e Movimento 5 Stelle.
I due gruppi politici hanno stilato un dettagliato programma di governo basato su diversi punti, ma uno ha attirato l’attenzione generale e molto probabilmente ha contribuito alla vittoria elettorale: il reddito di cittadinanza.
Del resto la situazione italiana è sempre più critica, anno dopo anno: ormai siamo il secondo paese con più poveri in Europa, secondi solo alla Grecia. Un milione e 600 mila famiglie, ben 4,7 milioni di persone, vivono al di sotto della soglia di povertà.
Il problema quindi di poter assicurare a tutti almeno i servizi e beni essenziali, per vivere dignitosamente, è quanto mai sentito, anche se l’idea di assicurare un reddito minimo non è una novità assoluta, visto che il Governo Gentiloni ha, tra l’altro, varato il “Reddito di inclusione sociale” che ha unificato le diverse misure di contrasto alla povertà già in atto.
Eppure la propaganda messa in atto negli ultimi mesi ha fatto da incredibile cassa di risonanza, creando attese e speranze che noi ci auguriamo non rimangano disattese.
Reddito di cittadinanza: le stime
Per il reddito di cittadinanza – che secondo le stime del Movimento 5 Stelle dovrebbe coinvolgere 6,5 milioni di italiani – verranno immediatamente utilizzati circa 10 miliardi di euro.
Chiariamo subito che il reddito di cittadinanza non va confuso con il reddito minimo garantito. Quest’ultimo è una forma di trasferimento economico che dipende dalle condizioni di reddito e/o di patrimonio del potenziale beneficiario e dalla disponibilità a intraprendere percorsi di reinserimento lavorativo.
Il Reddito di Cittadinanza è invece stato progettato come un sussidio in denaro pensato per tutti i residenti in Italia, a prescindere dal fatto che abbiano o meno un lavoro.
Misura da inserire nella Legge di Bilancio 2019, è destinato a tutte le persone che abbiano redditi troppo bassi e quindi al di sotto della soglia di povertà stabilita dall’ISTAT: 780 euro.
Tutti i Paesi europei hanno adottato misure per garantire un reddito minimo. Ma dall’analisi comparativa dei diversi Stati europei il sussidio italiano sembrerebbe quello più consistente.
Più nello specifico, la proposta M5s prevede un sostegno economico variabile a seconda della composizione del nucleo familiare e dal reddito già percepito. Nel caso di un cittadino single l’importo può arrivare fino a 780 euro. Nel caso di una coppia con due figli ad esempio di età inferiore ai 14 anni il beneficio sale a 1638 euro, qualora il reddito familiare sia pari a 0, cioè nessuno dei due abbia un lavoro o altri tipi di introiti.
Come si evince già dalla stessa denominazione, i destinatari sono tutti i cittadini italiani: esclusi quindi gli stranieri, anche quelli regolari.
Per quanto riguarda gli altri requisiti, il disegno di legge richiede per chi ha tra i 18 e i 25 anni il possesso almeno di una qualifica professionale, di un diploma di istruzione secondaria di secondo grado o superiore o la frequenza di un corso di formazione per accedere a questi titoli.
Come per il REI 2018, anche per beneficiare del reddito di cittadinanza bisogna partecipare ad un piano di reinserimento nel mondo del lavoro.
Per evitare che questo reddito sia un disincentivo al lavoro, è prevista quindi l’iscrizione obbligatoria a un centro per l’impiego, cercare attivamente un impiego e non rifiutare nell’arco di tempo riferito al periodo di disoccupazione più di tre proposte di impiego ritenute congrue.
Inoltre, per aumentare le possibilità di trovare un impiego stabile ci saranno dei corsi di qualifica professionale da frequentare.
Chi ha un lavoro a tempo pieno, ma è sottopagato, avrà comunque diritto all’integrazione del reddito, senza bisogno di partecipare alle iniziative di politica attiva del lavoro.
Un progetto ben strutturato, attesissimo da tanti che non riescono a trovare un lavoro e a vivere dignitosamente, ma le critiche piovono da più parti.
Per tanti, in primis, la proposta di reddito di cittadinanza M5S è piena di errori da correggere e mancanze dovute anche al fatto che è rimasta ferma al 2013, anno in cui fu presentata per la prima volta.
Grave mancanza è il non considerare il possesso o meno di un’abitazione: come tutte le famiglie italiane sperimentano sulla propria pelle, non è la stessa cosa avere una casa di proprietà o pagare un affitto.
Poi c’è da considerare la differenza tra fondi stanziati e quelli che occorrerebbero per tutti i destinatari della misura: bisognerà obbligatoriamente inserire nuovi vincoli, per “scremare”. Una delle idee sul tavolo è quella di escludere dal sussidio coloro che possiedono un’abitazione, ma che comunque potrebbero avere un reddito basso: questo, secondo i detrattori della misura, potrebbe avere anche un effetto domino sul mercato immobiliare.
Lo Stato, inoltre, ha molto più interesse a creare politiche occupazionali e ridurre la spesa pubblica, anziché aumentarla. L’Italia è già un paese a bassa crescita economica che spende in modo inefficiente le tasse dei cittadini: il reddito di cittadinanza riuscirà ad aiutare veramente i bisognosi o sarà paradossalmente un modo per incentivare la disoccupazione?
Molti lavoratori, poi, oppongono al Reddito di Cittadinanza l’obiezione che chi lavora fa sacrifici e fatica e si accolla tutta una serie di costi e problemi: paradossalmente si creerebbe una nuova e ingiustificabile disparità sociale.
Di certo, ad oggi, se il Parlamento dovesse varare l’assegno da 780 euro, l’Italia diventerebbe il solo dei 28 paesi dell’Unione a pareggiare il gap con la soglia di povertà proprio grazie al sussidio pubblico rappresentato dal reddito di cittadinanza.
Ricordiamo infine che, al momento, non essendo stata approvata la Legge di Bilancio, il tutto costituisce solo una lodevole intenzione ancora tutta da attuare.