Poveri con la casa di proprietà
Poveri con la casa di proprieta

Anche se siamo proprietari di una casa, possiamo essere i nuovi poveri.

In Italia tendiamo al risparmio molto più che in altri Paesi. Siamo formichine che tendono a mettere da parte, chi più, chi meno.

Non siamo grandi sognatori, in fin dei conti, come molti ci dipingono. Lo slancio esiste ma fino a un certo punto; la prima preoccupazione è di creare un minimo di capitale che ci dia sicurezza.

È forse per questo che nelle ultime settimane arrivano segnali un po’ strani, ambigui, dai nostri governanti. Segnali che chiamano in causa il risparmio degli Italiani, notoriamente consistente. In quali termini esattamente il debito enorme dello Stato possa essere anche solo lenito dai contributi finanziari dei cittadini, nessuno lo sa con esattezza.

Tuttavia qualche preoccupazione c’è, indubbiamente. Se lo Stato non ce la fa, qualcuno deve pur pensarci.

C’è pure la solita ipotesi che torna in campo ogni qualvolta gli indicatori economici sono particolarmente preoccupanti. Stiamo parlando della patrimoniale, ovviamente.

La quale, tutto sommato, se rivolta in maniera corretta alle categorie più abbienti, ai più ricchi per intenderci, non sarebbe nemmeno una cosa così terribile, posto che sia stata giudicata, in casi straordinari, conforme alla Costituzione.

La cosa che invece si stenta a capire è questo benedetto reddito di cittadinanza. Non lo capiscono molti Italiani, probabilmente anche quelli che ne beneficeranno; e non lo capisce il resto d’Europa, che boccia sonoramente l’idea.

In sostanza ci dicono: non avete un euro, siete indebitati fino all’osso del collo, e ora volete fare più debito. E poi come pagate gli interessi?

Ragionamento sacrosanto, che non fa una piega.

Sarebbe molto più logico, uscendo dall’ideologia assistenzialistica, istituire un lavoro di cittadinanza. Vale a dire: non tutti hanno diritto a un reddito, ma tutti hanno diritto a un lavoro che generi un reddito. Ecco che quei 700 euro o giù di lì avrebbero un senso.

Ti pago un minimo e ti assicuro un lavoro, magari anche molto utile ai fini sociali. Niente di tutto questo.

Ci fermiamo alla piattaforma Rousseau e alle tesi mistiche della divinizzazione metafisica dell’entità popolo, che si trasforma facilmente, proprio perché metafisica, in una entità nazionalpopolare, con tutte le conseguenze del caso.

Ma dicevamo che gli Italiani, fra i loro risparmi, ci mettono pure, direttamente o indirettamente, l’acquisto di una casa, o comunque di uno o più immobili.

Ebbene pare proprio che, in base alle ultime rilevazioni, si può anche essere proprietari di una casa ed essere al contempo poveri.

Strano, ma è proprio così. Avere la proprietà di una casa non è automaticamente una via di uscita dalla povertà. Le ragioni si possono pure intuire. Chi possiede una casa e ci abita, magari non ha un lavoro; e magari ha pure una famiglia da mantenere.

Ci sono le spese per mantenere la famiglia e ci sono le spese per mandare avanti l’abitazione, comprese bollette, tasse, tariffe e quant’altro.

Dopo di che ci troviamo di fronte da una parte a una serie di uscite, a volte anche consistenti; dall’altra a un patrimonio immobiliare per l’appunto immobile.

Senza contare che nei giorni nostri non è affatto semplice vendere un immobile. Ma se anche si riuscisse a vendere, poi che succede? Il proprietario (e la eventuale famiglia) dove andranno a vivere?

Stesso discorso per l’affitto. Certo, l’immobile si può pure affittare per avere un minimo di reddito, ma poi dove si va ad abitare?

Insomma, il proprietario immobiliare non è automaticamente una persona che non è povera; è semplicemente una persona che possiede un immobile ma che spesso ha difficoltà a sbarcare il lunario.

Se si tiene poi conto che negli ultimi 8 anni, l’Istat ci dice che il valore delle case è calato in media del 15%, il discorso di fondo viene ancora più rafforzato. E se poi si parla nello specifico di vecchie case, il calo arriva quasi a un quarto del valore.

foto@Pixabay

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