Giorni duri per la coalizione di governo: è stata portato a casa un accordo con l’Europa per scongiurare gli effetti della procedura di infrazione, ma per restare nei vincoli non solo non sono state attuate tante “promesse”, ma soprattutto sono stati previsti drastici inasprimenti di imposte e la creazione di nuove tasse.
Tra tutte, quella che sta destando più clamore e malcontento è quella denominata “web tax”.
La nuova digital tax all’italiana, depositata dall’esecutivo in commissione Bilancio del Senato, prevede un’imposta del 3% sui ricavi dei giganti del web con fatturato globale di almeno 750 milioni di euro, di cui 5,5 derivanti da servizi digitali.
Dalle prime informazioni, pare che rientrano anche le aziende del web che mettono a disposizione piattaforme digitali per la vendita di beni e la cessione di servizi.
Inoltre andrebbe ad applicarsi anche alle principali imprese editoriali del nostro paese, con un gettito previsto di oltre 1,3 miliardi nel triennio 2019/2021.
Una vera stangata non gradita alla Fieg, che attraverso il suo presidente Andrea Monti Riffeser ha manifestato il suo “sconcerto e stupore” per la nuova tassa, definita “una imposta che colpisce i ricavi anche delle aziende italiane del settore già soggette al prelievo ordinario, con una nuova tassa che rischia di deprimere ulteriormente i bilanci delle imprese”.
Per la piena operatività della nuova digital tax made in italy si dovranno comunque attendere le regole attuative che Mef, Mise e le authority delle comunicazioni, quella della privacy e l’agenzia dell’Italia digitale.