A quanto pare il ministero si aspettava numeri ben maggiori, ma comunque sono state migliaia le domande già inviate per poter accedere al reddito di cittadinanza: nessuna ressa o calca davanti a Caf e Poste per presentare la domanda, ma migliaia di famiglie che ordinatamente hanno però richiesto l’accesso al contributo.
A creare problemi, al contrario, è stato però lo stesso Ministero, con un errore addirittura sulla Gazzetta Ufficiale.
Il misfatto è stato scoperto dal quotidiano Repubblica, che ha spiegato come il provvedimento originario conteneva questa frase: “Il parametro della scala di equivalenza è pari ad 1 per il primo componente del nucleo familiare ed è incrementato di 0,4 per ogni ulteriore componente di età maggiore di anni 18 e 0,2 per ogni ulteriore componente minorenne, fino ad un massimo di 2,1“.
Frase che è comparsa in modo diverso con la pubblicazione in Gazzetta: “Il parametro della scala di equivalenza è pari a 1 per il primo componente del nucleo familiare ed è incrementato di 0,4 per ogni ulteriore componente di minore età, fino ad un massimo di 2,1, ovvero fino a un massimo di 2,2“.
Una svista, direte voi, un errore materiale ma con conseguenze non da poco: secondo il testo a tutti gli effetti ufficiale a beneficiare del reddito di cittadinanza sarebbero i figli minori a carico, ma non gli altri componenti maggiorenni dei nuclei familiari.
Che conseguenze ci saranno concretamente?
Presto per dirlo. Di certo, per ora, c’è solo che l’Inps trasmetterà a Poste Italiane il flusso degli ordinativi di accreditamento sulle carte elettroniche dedicate al sussidio pentastellato tra meno di dieci giorni, ovvero lunedì 15 aprile.
Basterà così poco tempo o la data di inizio del sussidio subirà uno slittamento a maggio, come stanno insinuando diverse voci fuori dal coro?